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Il 6 marzo 2010 il nostro Istituto ha ospitato Grazia Di Veroli, una signora ebrea la cui famiglia è stata deportata nei campi di concentramento nazisti. La testimonianza è stata introdotta dalla drammatizzazione di Se questo è un uomo di Primo Levi da parte di alcuni studenti del II Liceo, e dalla proiezione di alcune immagini che hanno mostrato i momenti della massima ascesa di Hitler in tutto il suo culto della persona, della propaganda e di quel processo di nazificazione che ha scardinato i valori umani e politici. Di contro sono apparse immagini il cui obiettivo è stato invece quello di mostrare la vera anima di quel tragico momento storico: dietro il potere la tragedia, dietro lo sfarzo la miseria, dietro la presunzione l'umiltà, dietro sorrisi sarcastici il dolore e il pianto.
Quando Grazia ha preso la parola per parlarci della sua storia, dopo pochi minuti, nel nostro teatro, è sceso un profondo silenzio e sui volti dei ragazzi si sono dipinte espressioni tra l'incredulo, la rabbia e il dolore per quella che è stata una delle più atroci cattiverie umane. Abbiamo sentito raccontare in prima persona, da una voce rotta a tratti dal pianto, delle condizioni disumane nelle quali sono stati tenuti, fino alla morte, oltre sei milioni di ebrei. Quante volte abbiamo visto sui libri di storia o in televisione foto di uomini stremati dalla fatica nei loro pigiami a strisce, donne e bambini ridotti ad un cumulo di ossa, ma oggi abbiamo riflettuto anche da un'altra prospettiva, da quella di coloro che aspettavano i loro cari ma non li hanno più rivisti tornare a casa. Tra le tante domande rivolte alla signora Di Veroli, le abbiamo chiesto come fa a convivere quotidianamente con questo strazio nel cuore, come fa ad accettare razionalmente la perdita di molti dei suoi parenti, perdita dovuta ad una sorta di fanatismo politico nazionalista. Grazia ha risposto che solo da qualche anno ha trovato il coraggio di sapere fino in fondo come sono andate veramente le cose e in questo l'ha aiutata l'ANED, l'Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti di Roma: da quel momento ha così cominciato a portare la sua testimonianza nelle scuole italiane per non dimenticare ciò che è stato, perchè “coloro che non si ricordano del passato sono destinati a riviverlo” (G. Santayana). La mattinata è stata per tutti noi ricca di emozioni e di riflessioni; abbiamo avuto un incontro che ci ha arricchiti e ci ha dato maggiore consapevolezza di quanto l'uomo, accecato dal potere, possa diventare disumano. Simbolo della giornata è stato un lume che è rimasto acceso durante tutta la testimonianza di Grazia: simbolicamente abbiamo voluto riaccendere quella luce che durante gli anni dell'olocausto sembra essersi spenta ed aver offuscato le menti umane. Da oggi vogliamo alimentare quel lume con il ricordo e con la nostra speranza che la malvagità dell'uomo sia sconfitta una volta per tutte dalle due “armi” che ognuno di noi ha a disposizione: la ragione e l'amore.
Per saperne di più | |||
Yad Vashem, il Memoriale di Gerusalemme http://yadvashem.org |
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Ufficio Giorno della Memoria http://www.ucei.it/giornodellamemoria |
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Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea http://www.cdec.it |
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